mercoledì 29 ottobre 2008

picasso e mia nipote, altro: NAAH

Domenica 19 Ottobre 2008.
Roma.
Tempi: mattina non troppo inoltrata (9e30)
Obbiettivo:
My Lyttle Princess.

Si parla già della seconda visita, in una galleria e o museo, per e, con una bimba di poco meno di un anno, ma che
con sufficiente e prontissima capacità di risposta segue, accetta, pratica senza ulteriori vantaggi o svantaggi,
quanto viene proposto, diviene mistero e scoperta, del suo domani e del mio antico e ormai lontano.
Lontano dal fare scuola, ma dentro la possibilità di praticare quanto e cosa altri dovranno e potranno fare poi, con canoni e strutture che di solito, allontanano dal concetto e dalla sola possibilità di concepire e definire l’arte.

Provare alla sola vista, o al solo ascoltare, o al solo leggere: un altro universo, che mediamente riesce splendido solo per il fatto che esiste o è stato che sia stato elaborato per divenire un sogno di altri.

Che due fantasmagoriche palle……………………….!!!!!!!
La vita vera, NORMALE, altro dalle comuni e penose in giro situazioni sul mercato è::
parcheggio a piazza della Pilotta zaino fino al Vittoriano, niente fila e audio guida? Si può con mia nipote?
Si, la ascolto, ma intanto ho i suoi bisogni e le sue disponibilità, facendo somma e ragione del quanto:
si entra con le cuffie, si tiene la Little Princess sulle spalle e la si ruota, rispetto alle opere, con calma, se vuole si ferma e lo fa capire benissimo, o gira il collo, lo sguardo o lancia inequivocabili gridolini o salmodiazioni.
Poi ferma lo sguardo su: una due o tre opere, la leggerezza dell’accesso più che sbilanciarmi, non posso è sulle mie spalle e Zio se crolla è solo perché è morto, rilancia nella mia storia eventi trascorsi con diverse e variegate possibilità.

Passa poco tempo, Lei diviene evento ed io divento cretino, siamo qui per noi,
non per fare spettacolo, anche perché con Lei e per altre storie potrei portare a spasso una nipote.
Stò facendo cose con mia nipote, nonostante la sua età,
è capace, pronta, preparata, predisposta per sangue e relazioni che oggi non dispone, ma che domani le daranno in mano il volante dello scafo.

Mentre osservavo, ascoltavo, guardavo anche oltre ed altrove, il suo leggero e non peso;
Zio sudava come Barry White in concert,
poi dopo un bel colpo di reni su un guasche, si passa oltre, va detto e ricordato che mentre camminavamo,
per le sale Lei era veramente presente, come solo può essere una Bimba di poco meno di un anno.

Due soli oli, forse due o tre “sculture” poi uno splendido sonnellino.

Via dal Vittoriano, fino al Ghetto la fila per le specialità ebraiche, da quelle non scappa, così come non scapperà,
mai di fronte a niente, perché ha dietro di se tanto tanto tanto e da tanto avrà la gioia e la possibilità di scegliere cosa come quanto e quando e Zio le sarà vicino fino a quanto e quando Vorrà.

Parafrasando la folle richiesta dei tossici:

“ZIO c’è”
e difficilmente qualcun altro che non sia “Sangue o Famiglia” potrà mai dare altro alla
My Little Princess.

the cure

parte dal sabato, o altro, ha senso o significato?

Concerto dei: “CURE” J. Legend, Marrachesck e mtv e la coca cola.
Naah,ma intanto leggi che ti fa sangue.
Per i biografi forse, per me resta un altro giorno come tutti quelli che ho vissuto, né più né meno degli altri, anche perché ho goduto dei belli e sofferto dei brutti, e tutti mi hanno dato lo stesso regalo( dato, non fatto).
Poco più di niente, ed il peso della questione, storia, vita o come lo vorrai mai leggere mio amato lettore: altro non è se non altre 24 ore della mia vita che me ne propone 24 a fronte delle 36 che necessito.
Lavoro, soldi, relazioni sociali semplici e leggere, tutto ruota intorno come se fosse vero.
E poi a me capita: un concerto, a San Giovanni, (pare niente ma per me è ‘na piazza vicino a casa per tanti è SAN GIOVANNI del primo maggio e oltre), saputolo per caso (fatti forza e sforzo del vocabolo usato –arrivi a 450 parole nel tuo lessico- Io viaggio con tredicimila e non bastano, bastarde a dire) trovo semplicemente: -non c’è definizione al naturale ,al quanto si debba perché esista, sia l’evento che i partecipanti all’evento –La mia EX Moglie ne sa più di dio-.
Arriviamo al concerto, io e Parte della Mia Famiglia, questo descrive e basta a dare l’idea della sacralità del fatto.
C’è parte del mio DNA e delle: storie, leggende e fantasie di: cose, questioni, rose, cazzi, mazzi, chiodi e barattoli.
Niente oltre alla naturale e sottaciuta capacità di praticare la “Cosa” “l’evento”.
Un concerto gratuito, a Piazza San Giovanni, un luogo della memoria Che prima o poi verrà a galla.
Il suono, i bassi che arrivano direttamente ai polmoni, i riff che straniscono le orecchie e tanta tanta gente, giovani o meno, puliti o sporchi, lucidi o fatti, etc etc.
Passa una musica che mi è passata nelle orecchie e nell’essere, anche se solo di striscio, ma è che ha dato forma e luoghi a quanto è passato o meno in me ed intorno a me.
Passa anche il concerto, con una coda travolgente e stranamente sicura e certa.
Quanto capita, se capita e per quanto possa volere o fare, la destrezza della noia, della pratica quotidiana, del contingente………………….. mi regala una sola ultima certezza:
C’ era tutto prima e tutto resterà poi, il solo segno o l’ultima cifra che potrò scrivere sarà quella delle verità delle cose e degli effetti da dove sono scaturite.
Un concerto: musica, persone aggregate, birra, sorrisi, teste dondolanti, canne, dolori e o amori e così via.
And So On……
E domani pranzo di famiglia, ma il mio è piuttosto uno studio sociologico, e il resto è per me sangue: condiviso o appiccicato, ma sempre e solo sangue.
Di sangue e di pioggia, resta in bocca dopo ogni uragano: un sapore.
Sangue pioggia e tanto altro da fare…………….e così poco tempo………..

giovedì 9 ottobre 2008

Domenica scorsa………….alle Scuderie del Quirinale

Dalle 7e30 di Domenica 5 Ottobre, una strana, nuova eccitazione, no, meglio scoperta da fare, mi ha preso Tutto.
Preparato al solito per uscire, in società o da solo, con giornali, libri e materiale per scrivere, sono arrivato in notevole anticipo all’appuntamento con mia sorella, sotto casa sua, per prendere: “My Little Princess” e portarla per la prima volta con me ad una mostra.
-A dieci mesi è già un po’ tardi per i miei canoni.-
La preparazione dell’evento si è risolta nel semplice accordo con Cristiana e con il montaggio del
Sedile per lei nella mia macchina, subito dopo siamo partiti.
Dalla sera precedente, ad un concerto ai giardini del Verano, un solo ritornello mi suonava in testa: “AS ROMA!!!”.
E cantando cantando siamo arrivati alle scuderie del Quirinale, poca fila quasi tutti anziani o giù di lì, un sole che già mi scioglieva come al solito e lei che tra un sorriso ed un ciao ciao, dava la sua semplice esagerata e meravigliosa presenza non come spettacolo, ma solo come regalo di un dio minore al momento ben disposto.
Pochi minuti, trascorsi tra le transenne e già con calma potevo pulirle il naso, nessuna brusca reazione; se prima gioca col fazzoletto, subito dopo la cerimonia della svestizione al guardaroba e la salita alla mostra per le scale non con il Lift - come due tedeschi mi hanno fatto notare che c’era,(non lo avessi saputo magnacrauti)- ma: perché privarla di fare comodamente seduta nel suo passeggino quello che qualche papa magari pure malvagio o corrotto ha goduto?
Arrivati alla fine della cordonata, ero come “Barry White in concert”: zuppo come una medusa.
Rapida rimozione della giacca, sistemazione delle cose nel passeggino, prima sorsata d’acqua dalla sua tazza tecnologica e via verso nuove e meravigliose avventure(star trek?).
Le prime sale, scavalcando ed infilandoci tra i soliti catatonici, che non possono fare due cose insieme (come il presidente Jonhson, che se masticava una gomma, scendendo la scaletta dall’aereo, cadeva), ascoltare il commento dell’audio guida e “vedere” l’opera; guardarla o capirla o penetrarla anche senza commenti dotti o meno, resta lontana dalla diretta fruizione di: un manufatto che richiesto, ordinato, pagato viene eseguito dall’artista che lascia un segno e a questo da un significato legato al momento alle conoscenze e tradizioni dei luoghi e del tempo, resta frutto e segno dell’esecutore che dentro, profondamente dentro qualcosa dice e questa resta o diviene dono per chi davanti all’opera si pone libero e disposto, così come My Little Princess, neanche lo avessi sussurrato a quelle sue trasparenti orecchie, guarda curiosa ed eccitata.
La penombra, il sussurrare di tanti e le sgraziate voci di pochi, ma soprattutto i colori e le forme, malgrado i pochi giorni trova quasi istantaneamente praticabili mi lasciano ben sperare.
Una visita rapida, è raffreddata, si muove curiosa in braccio a zio e tutto osserva, fino ad una madonna con bambino e puttini.
I piccoli suoni che fino ad allora aveva elaborato ed emesso con una grazia sorridente esplode in un’urletto.
Come se avesse riconosciuto qualcosa o qualcuno, si tende alla tavola, e muove rapida gli occhi a cercare chissà cosa, poi si gira si riappoggia alla mia spalla e come volesse andare oltre si sposta e sbilanciando il peso facendomi spostare verso il passeggino, ri-volge lo sguardo alla tavola ancora una volta, poi si dedica alle ultime opere, sorridente e molto molto sonora.
Come parlasse, probabilmente commenta la cosa che più l’ha colpita.
Zio cerca per la terza volta, la tazza tecnologica: rifiutata, passo al succo di frutta guardato con sospetto, cerco la via per la caffetteria, così seduti tenterò di bere anch’io e ritentare il succo.
Naah!!! Il passeggino come bruciasse lo rifiuta fino alla fine della sala che precede la scala o l’ascensore, là davanti a Roma che guarda come si guarda una montagna, si rilassa, siede composta e scendiamo col lift.
Appena usciti Cristiana chiama, e chiede, rispondo e ripartiamo.
Una sosta con un incontro quasi casuale, ma necessario e poi verso casa.
Al portone rivede mamma ride, arriva papà che suona dallo scooter e ride.

Lo zio più felice della galassia, si rimette in macchina.

Tutto questo, ha sempre avuto sotto non il solito rumore di fondo, ma un piccolo dolore al cuore dell’anima, è risalita galla la breve chiacchierata con Angelica di una settimana fa, tanti brani musicali che muovono alla commozione ma che si devono fermare al dolore, letture sparse e poesie tanto belle da piangere………………….
e tutto questo andrà perso, come lacrime nella pioggia
No tutto questo grazie alla My Little Princess mi ha dato una visione Nuova, Splendida, Viva, Piena, Positiva che lascia il rumore di fondo sul fondo, da dove non sparirà mai, se non per andare ancora più in fondo, fino a quando non diverrà altro che il ricordo di un rumore di fondo e forse allora potrò risolverlo o morirci affogato dentro.

La prossima volta, vorrei raccontarti ……………………

lunedì 29 settembre 2008

oggi và così

E dura anche poco.

Torno al rumore di fondo che ieri, ha avuto un balzo esagerato, esagitato.

Niente di particolare, in una giornata dedicata a me, nel vivermi questa città ancora una volta da solo, ancora una volta alla semplice ricerca se non del bello assoluto, di un bello condivisibile.

Preparato come per un ricevimento o festa, cerco nei luoghi deputati, qualcosa;
lasciato da giorni il calendario, scopro che non è il 30, ma, il 28 settembre quindi niente Bellini alle scuderie, magari ci trovavo "per caso" le stesse sorelle o zitelle o vedove della volta scorsa, che si aggrappavano a termini inutili per descrivere, l'incompresibile per loro, o forse altre sorelle......

Invece, mi ritrovo a Villa Borghese, alla GNAM, Schifano e che dire, tanto da vedere e forse altrettanto poco da dire se recensioni e didascalie escono vengono sono di e per....... ma scherziamo???

Poi dopo il trionfo di buone visioni e sensazioni, il ritorno a casa, tra luoghi della memoria e
a cento metri dal portone, l'urlo il boato la devastazione che il rumore di fondo, con sorpresa mi ha regalato:

Sinceramente credo di non aver ancora capito (mi si conceda il concetto più del termine): UN BENEAMATO CAZZO.

Certo trovarsi davanti tanta bellezza, sperperata dalla profonda e convinta volontà di non vedere niente fuori dal niente dove si è vissuti a lungo, non per scelta, ma per caso e mai e poi mai affrontato, a me da dolore fisico.

Ma forse lo merito, nenche io riesco a spegnere il ricevitore, anche perchè dall'altra parte, non c'è mai stato nessuno a trasmettere, ho sempre pensato che il rumore di fondo, fosse (propedeutico?) una avanguardia, un segnale prima della vera rivelazione.

No, solo silenzio, che ho colorato e si può, visto e lo ho fatto, ma che resta silenzio:
NIENTE DA ASCOLTARE, perche non ho mai avuto la fortuna di sentire qualcosa
da ascoltare, se non altro di altri, lontano, diverso e inutile per me.

Da convalescente, riesce piacevole guardare le radiografie di come stavi prima, anche se oggi,
guarito o quasi, stai peggio, molto peggio avendo perso quello che non hai mai avuto, anche se era tutto.

Oggi va cosi, [gli accenti e altro si sono persi nella errata digitazione scusa]
domani lo studio del russo, la chiusura di pratiche burocratiche e la forzata e speranzosa attesa di partire e mettere tra me e la mie Macumbe se non un oceano, almeno un continente, Astana aspettami a braccia aperte spero di volare presto da te.

Oggi sarebbe andata cosi, ma stanotte sognero, altro.

Un rumore a colori pieno di significato e Amore, ma mi svegliero sudato consapevole dell incubo e della stupenda triste realta.

lunedì 15 settembre 2008

ciao dolcezza.....

Quindi....

Che sia orribile re-iniziare: da un quindi; è un concetto assoluto ed ineludibile, ma
ma, ma, resta quanto di così potente, per me, ed assoluto per la conprensione di quanto dica;
che rimane come un lapillo di lava o come un sasso scagliato contro il cielo.

Resta il fatto che stò dicendo; quando lo faccio, anche se lo faccio in accellerazione o compressione: lo facco perchè DEVO.

Resta poco o niente, da poco. . . . anzi da sempre: di fronte o intorno a me, ho troppo, talmente tanto troppo che riesco a comunicare solo a tratti con "houston" ed io ho un problema:
quel rumorino di fondo che, ad ogni respiro, accanto ad ogni pensiero, singolo tocco del gas della macchina, lettura di articolo di qualsiasi giornale, visione di un formato video conosciuto o sconosciuto, a me resta traccia, ricordo, emozione e passione di quanto nella compassione del fatto in quanto tale, elementare o complicato, vero o falso, sincero o mentitore rimane a far pare di me.

Come l'assurdo fatto che sono dovuto uscire di casa, di corsa per inpedire la rimozione della mia macchina parcheggiata da già di più di 18 ore per intralcio la traffico tranviario.

Semplice il salto, al fatto che ho pagato solo lo sgancio dal carro attrezzi e che abbia scritto nel verbale, che non intendo pagare una multa, per la cattiva digestione di un (deficente) che non riesce ad organizzare alcune semplici, limitate quanto lui questioni di viabilità, parola che dovrà certamente andare a leggere almeno per una volta.

Basta, sono stanco come uomo di sinistra, forse anche come comunista, di giustificare, comprendere e difendere mancanze, ormai non più dovute all'ignoranza ma alla manifesta incapacità ed impossibilità di assolvere al compito assegnato, anche se ricevendo in cambio, stipendi, benefit e vantaggi che altri come me non hanno, si tratta di semplice inadeguatezza.
Che facciano altro nei campi e nelle risaie e stiano fuori dai luoghi abitati da esseri senzienti.
O che prima o poi tutti noi, con dovuta comprensione, accogliamo il giusto sfogo o meglio il giusto giudizio e pena correlata.

Aspetto il giudice e l'imbecille dell'atac, che Dio li aiuti, io NO.

Ho già stabilito, deciso e giudicato inappellabilmente.

Danilo Mascolo 15 sett. 2008

E se qualcuno vorrà parlare del mio lavoro e delle mie capacità, si faccia patrocinare almeno da Dio, altrimenti grama sarà la sua di vita e quella dei suoi successori

Il tempo che è trascorso dall’ultimo mio scritto ad oggi, è passato in uno stato di sospensione, strano.
C’è un disturbo di fondo come un rumore sordo, costante e fastidioso, ma nel frattempo lo svolgimento della vita normale và e và pure bene.
I contatti con “gli altri” che altro non sono, se non le persone con cui per motivi diversi vivo, sono gli stessi da sempre e in questi non solo ci vivo, ma ci sguazzo come un pesce di stagno nell’acqua salmastra e torbida, con la solita assoluta possibilità di trovare lo sbocco che dallo stagno arriva al ruscello dal ruscello porta al fiume e da questo al mare, che è il mio di posto,dove dovrei nuotare.
Tanta acqua , quindi spazio e così tanti pesci come persone nel mondo con cui condividere due bracciate o tutta una vita.
Un lavoro nuovo, intanto, fatto in strada, come ambulante venditore di scarpe e scarpe da donna principalmente; orari, ritmi ,tempi diversi, la quantità di pesci oops, persone che ti nuotano vicino con diverse forme e figure, oltre ai posti, le strade per arrivarci, lo spostamento del sole da posto a posto, questo già basta a riempire una bella fetta di vita e ad assottigliare quel rumorino del ca…, che persiste e che a volte assorda, anche se riesco a parlare e ascoltare quello che intorno come acqua mi affoga nel quotidiano.
Certo, per uno come me, (ma poi chi sarò mai?)potrebbe risultare se non riduttivo almeno un poco
estraniante, alienante rispetto a quanto avrei voluto a quanto sono naturalmente portato, ma, ma,
è proprio anche per questo che ogni volta ogni nuova cosa mi affascina ed innamora.
Serve a crescere a conoscere a capire, mm' minchia ss' serve.
Oltre alla metafora dell’acqua, le persone, quali che siano e dove e perché sono, ci sono e lasciarsele lontane non approfittare della loro “pratica” nel senso di praticarle, è un’offesa alla convivenza sia come esseri umani che come semplici creaturine di questo pianeta.
A volte le scoperte, o le delusioni, e anche quelle piccole vittorie o affermazioni di se che capitano nello svolgimento del lavoro sono un pozzo da cui attingere.
Scopri desolanti modalità di comunicazione, la cosa in assoluto più disperante è la ripetizione di concetti nemmeno elementari, ma così lampanti e banali che il solo renderli in parola mi dà il voltastomaco e tuttavia tutto il giorno ne sono immerso come in salamoia, le espressioni facciali, a volte pochi attori di fama possono riuscire a” recitare” tali espressioni, così di parte e false, o imbarazzate o furbe.
Scopri il bisogno di comunicare stati d’animo e situazioni private che mai si direbbero, ma che per quella fugace e breve anche se ripetuta frequentazione, una volta a settimana tu sei lì e loro tornano come onde nel mare, e tra la spuma scopri malumori, desideri, piccoli sogni, arroganze e mediamente un uso enormemente voluminoso di parole ripetute e ripetitive e stereotipate.
Scopri belle facce, piedi mostruosi, gran bei culi, occhi profondi come laghi e voci come canti di sirene, trovi appoggiate nel banco del vicino mercanzie di cui non sai nemmeno che si potessero commerciare e grandi cuori disposti solo per buon vicinato a gesti eroici, così come miseri egoismi e orribili invidie senza senso.
Trovi come regali divini facce, a cui ancora dopo mesi non puoi associare un nome, che tutte le volte che entri nel loro campo visivo ti lasciano negli occhi una visione di serenità o un sorriso o almeno un semplice ammiccamento per qualcosa e nel fondo di un solo sguardo non riesci a leggere niente di pericoloso meschino o falso, magari non è proprio così ma Dio sà come somiglia alla sincerità.
Anche il linguaggio tra ambulanti e clienti, così vago e traballante, così formale o confidenziale fino a sfiorare l’intimità o un qualche rapporto più profondo, sentirsi apostrofare con un: “Amore mio, ma poi che dico a mio marito?” o “Tesoro se ti piacciono e ti stanno bene al piede lo sconto te lo faccio e anche grosso”.
Ma che scherziamo, noo, è così che le cose vanno e vanno bene, così bene che il cazzo di rumore di fondo resta di fondo e lo prendi come un naturale calo della vista a cui basta un paio di occhiali per risolvere il problema.

giovedì 15 maggio 2008

Tutti a casa.

L'ora delle decisioni irrevocabili, direbbe lo zietto del berlusca,
a me piace invece dire che a furia di tirare la corda si rompe.
Che non si muore per Amore, come diceva il saggio Lucio è una gran bella vertià e siamo alla seconda citazione, ma da qualche giorno il concorso di qualche influenza celeste, mi ha regalato una visione folgorante.
Magari se provo riesco a smettere di gettare energie e tempo e danaro e affetti dietro a storie che anche per una qualche mia responsabiliìtà, hanno quasi come marchio di fabbrica ed orribile costante la dipendenza delle mie "amiche" verso qualcun'altro o altra.
Spesso anzi sempre ho impiegato troppo tempo e tanta dolcezza nel "segnalare" il mio disagio, così che alla fine tante piccole dimenticanze disattenzioni che lasciavo trasparire mi hanno messo dalla parte sbagliata e nella condizione di essere insultato e trattato come insensibile. La conseguenza di questo ha sempre portato all'innalzamento repentino del livello di insopportabilità e gli scontri più simili a massacri che confronti.
Poi alla fine a me resta solo il dolore delle offese, la pena del tempo perduto e tutti i bei ricordi, conditi da tanta rabbia, che è e resta tale ma solo per il risultato, quasi tutte ancora hanno stima ed affetto, per me anche perchè se è finito è finito per loro scelta.
E questo qualcosa vorrà dire.

Quindi due giorni fà, ho preso il mio povero corpicino, mettedo l'anima in stand by e mi sono regalato un tuffo in quello che Amo.
Un giro a piedi da solo verso il centro e improvvvise le Scuderie del Quirinale che stavano aprendo e malgrado la momentanea scarsità di Euri, ho deciso di tentare un esperimento che di solito mi riesce: una mostra d'arte e guardare la gente che la percorre. Di solito mi fa bene.
Il tema non è male, L'Ottocento, ma il bello è stato che appena entrato due scolaresche di nanetti mi hanno intralciato il passo, e già stavo meglio in mezzo ai pargoli, ma due coppie di odiose vecchiette o inacidite zitelle o sorelle sole sul viale del tramonto che si sussuranno nelle orecchie stazionando davanti al quadro per ore senza capirne niente o che fanno suonare i sensori o che a voce alta, con una competenza che rasenta la conoscenza assoluta riescono a commentare l'opera con dei miserissimi: "guarda come è bella quella rosa sembra vera" "guarda quel drappo sembra velluto".
Certo, strano, che dei pittori con anni di studio e passione riescano a fare bene il loro mestiere, beh quelle aride vecchiette che odio mi hanno mostrato in realta un lato di una persona che conosco e che non avevo valutato, se non sai fare altro se non provi altro puoi solo fare commenti idioti e/o trincerarti dietro all'emozione che hai ma che nessuno conoscerà mai (tra l'altro se fosse possibile graficizzarla risulterebbe un elettro encefalo gramma piatto) intanto una coppia in gita, con l'audio guida con cuffiette mi folgorato ho ri-visto la vita di tante coppie nelle quali meglio fare le cose vicini che farle sul serio, ovvero tu fai una cosa io ne faccio un'altra, l'importante è che tu ne faccia una io l'altra.
Lui con un rapido gesto ha allentato la cuffia dall'apparecchio mentre lei freddina continuava ad ascoltare e con le cuffie mute la seguiva ruotando gli occhi e sbuffando ma lumando con chiururgica precisione le ragazze al lavoro nele sale o le giovani signore variamente interessate.


Domani parliamo dei bimbi e della folgorazione. (spero forse dovrò iniziare il nuovo lavoro)

lunedì 7 aprile 2008

buon bel giorno

Buon bel giorno,

Oggi giornata di ferie.
Più che altro spazio necessario per gettarsi nella nuova avventura lavorativa e per trovare il capo della corda e la coda del sorcio.

Oggi è di nuovo passeggiare per il Mio Quartiere, vedere volti noti o meno, sentire cose e arie che mi mancavano da tanto troppo tempo.

Per dirne una, mai con diete e corse e palestra ho mai perso più di due o tre kili.

Sabato alla pesa dopo tre mesi dall'ultima ho scoperto che almeno 11 dicasi undici kili si sono dissociati da me per noia e schifo della vita,
normale per altri, ma folle per i miei adorati kili e per me.
Più della dieta potè il fato; lo stare ore solo alla guida per un lavoro veramente misero di soldi e contenuti.

Solo alla guida pensando al perduto amore, perso per sue evidenti incapacità e per mia granitica e orribile volontà di dimostrare nei fatti e nei pensieri che ho ragione, e lo so da prima e so anche tutti i perchè e che potrei fare ogni altra cosa basaterebbe accettare il fatto che io già lo sò e non valuto se non dopo essere stato valutato non giudico etc etc se non dopo.

Ok tra due ore sarò più chiaro forse avro un nuovo lavoro e spero un vecchio amore da tenere lontano da me tra i teneri ricordi che piano piano svaniscono con quel bel dottorino tedesco: "Her Halzainmer" che me li ha donati e ripresi sempre, ma che ha portato a se la vita di chi amavo e lo ha fatto sempre.

domenica 30 marzo 2008

trenta marzo





Roma 30 Marzo 2008



Ciao Agnese,

credo sia giunto il momento delle decisioni irrevocabili, come disse giustamente il Duce.

Dato il tuo modo di fare, di decidere, di pensare anche senza arrivare ad uno scopo praticabile per te e per tutti, penso sia giusto più che altro per me: mettere dei paletti.

Proverò a non scriverti mai più, ne sms, ne mail, ne lettere niente più.

Ti lascerò andare nelle nebbie di ricordi ormai lontani, ti perderò lentamente,
altro non mi concedi di fare e per una solo Tua manifesta incapacità di avere rapporti
veri e reali con chiunque.

Inutile fare valutazioni e cercare risposte, io le ho tutte e tu non ne vuoi ne vorrai mai sapere,
perchè questo ti costerebbe riflettere e stabilire e magari anche risolvere la tua vita.

Sono disperatamente certo che non lo farai mai, vivi nascosta in un mondo che sai stretto,
aggrapata a cose sensa senso, valori detestabili, pratiche da nazista, arroganze nauseanti e tutto solo per difenderti.

Fallo, ma inizia a pensare che altrove ed altri non possono vivere tanta poca cosa,
non si mentono anche se a volte si pentono, fanno anche sbagliando, e vivono e amano verità persone fatti e momenti, che Tu mistifichi vantando non si capisce mai cosa; il vecchio ritornello: "ma tu chi sei per dire e fare quello che dici e fai?".

Spesso lo fanno anche con altri e condividono, anche se magari non è il massimo della vita.

A me spesso, anzi sempre hai fatto vivere miserissime cose, che non ho mai capito quanto veramente tue, imponendomi: tempi, modi, colori, sapori tutto tutto solo come dicevi Tu.

Di me non hai mai afferato nulla, forse per qualche mese all'inizio, quando eri pronta a cambiare e quando IO mi sono negato alla sostituzione di tanto nulla con me stesso, perchè credevo che fosse scorretto, cambiare una tossicomania senza una vera disintossicazione che mai ti ho imposto.

E guarda che non è Riccardo, che credo deluso e sconfitto almeno in una maniera simile alla mia.

SEI TU.

Sai che ho fiducia nell'Agnese che amo, ma ho orrore e paura dell'Agnese che mi presenti;
se Ti sò, è solo perchè per mia disgrazia, le cose, questioni e sentimenti riesco a "sentirle"
prima, assolute e piene.

Sei altro e lo neghi a Te e a tutti, averlo fatto a me spero Ti sia di aiuto, non farlo mai più a nessuno, nemmeno il diavolo lo merita e sopratutto non fartelo, hai la possibilità
già da ora di cominciare a vivere.


Ne hai assoluto bisogno di: "sangue, sudore e lacrime" altrimenti startene ai domiciliari,
non ti salverà e oltre a Te ne hanno bisogno tante tante altre persone.

Ti amerei se tu lo capissi, ma tu vivi solo in posto tutto tuo e tutto nascosto e falso, falso.

Addio spero per me, ma spero di più che Tu ti possa svegliare e iniziare davvero a vivere, del tuo, di una cosa vera, viva e nuova.


Danilo, quello che se riuscissi a capirti ti sarebbe sempre vicino, accanto e mai "dentro",
mai come mi dipingi, non lo sono mai stato, ma sempre pieno di te e pronto per ogni cosa si possa fare, insieme e mai più solo per risarcirti di tanto nulla che hai voluto vivere non si sa perchè!




lunedì 24 marzo 2008

festività pasquali

Per dire di questa Pasqua, si può effettivamente parlare di Peshak (o come si scrive in ebraico),
passaggio, e oltre riserrezione.
Tranquilla oltre il voluto, serena malgrado le strorie in concorrenza,
persino ritonificante.
Mai camminato tanto per spazi e distanzew così brevi.
Tutto questo è e stà in un paio di questioni.
Agnese ed il lavoro.
Per un uomo che ha bisogno di lavorare oltre che per ragioni meramente economiche
anche per la voglia e capacità di fare e bene, trovarsi anche con quella specie di inciampo che la vita affettiva affetta dalla sola persona in cui hai trovato un barlume di capacità di e per tirarti fuori dal te stesso che per anni non ti ha distrutto, ma danneggiato ed assai.
E tutto per un riflesso di una altra vita ancora, che nemmeno critico;
non c'è non doveva esserci e se c'è stata basta guardarla da fuori per trovarne i contenuti,
miseri o almeno riduttivi, le mete mai raggiunte e mai vere condivise e così via per secoli.
Ora proprio ora un lietissimo evento di una tenerezza, assoluta mi porta vi da questo
dirmi per dire.
Spero di poter continuare a dire e ne ho di cose da dire.

lunedì 3 marzo 2008

per il mio compleanno

Per il mio compleanno, ho ricevuto non un regalo, ma un dono.

La mia cara Amica, Annaperla ha creato e gestito il tutto.

Mia sorella come gancio, e quasi 30 amici, non una festa, un trionfo di emozioni, ricordi e tanto
tanto affetto, tanta vicinanza su cose, piccole, ma vere, presenti, vive reali.

Così tanto amore, o affetto, così pericoloso che ho rischiato l'infarto.
Tra tanta tenerezza, anche da persone che ti sanno, ma che non puoi sempre avere vicino o presenti, ma che sai che ci sono, perchè io per loro e loro per me ci saranno sempre.

Arriviamo al punto: l'unica non coinvolta è stata Agnese, quella che credo di amare.

Se tra tanto caloroso affetto, nessuno ha avuto, la voglia ed il bisogno di chiamarla, probabilmente un motivo ci sarà.

Forse il suo modo di porsi, forse la sua sclerotizzata esistenza dipendente da un evento di tanta galattica tristezza che io non posso e non voglio pagare, solo gestire, così come felicemente ho scoperto di avere risolto con le mie ex o meglio, con le persone che amai e che al termine del percorso, hanno ancora di me ed io di loro un bel vissuto.

Vendicarsi di tanta trascuratezza, insensibilità che ho letto nei suoi occhi, sentito nel suo disperato pianto e oltre nelle cose che non chiedo ma che sò.

perchè tanta gioia infangata da tanto dolore, perchè pagare una cosa che mi pone disponibile persino a fare e dire cose che non sono interamente mia ma che vorrei praticare.

Insomma un compleanno bello, anche perchè se doivesse finire il ultimo e stupendo Amore, non finisce la mia vita.

Mettiamoci anche un lavoro, che somiglia a una domicilizziazione a Guantanamo.

Mettitiamoci anche tutta la pena per le cose che sto dismettendo per sola pura inpraticabilità di campo, mentre le credo necessarie alla vita: mostre, libri, films, tanta televisione a random, tanto tempo per me e tanto per gli altri e tanto Amore da dare e altrettanto da ricevere.

Ora basta, ho un improvviso peso al cuore, meglio se cammino

domenica 24 febbraio 2008

come fosse un pozzo

Così come se fosse un pozzo dove gettare,
per poi forse ritrovare.

Ora getto quì queste rapide riflessioni:

Un lavoro l'attuale simile ad una condanna, ma dove trovi e scopri, gente luoghi e strade, tante strade.

Una situazione, di affetti e amore che cresce e improvvisamente mi risulta quasi vivibile simile a quello che ho cercato per anni.

e di nuovo il tempo che sfugge e non mi permette di trovare il tempo per dire e ne avrei.

DIRE DEL LAVORO CHE PER LA PRIMA VOLTA HO SCOPERTO PROLETARIO.

Dire dei rapporti che dopo tanto sperpero di energie mi ri-danno qualcosa,
parlare per ore dell'Amore che provo e che rivivo oggi e che mi riempie, ogni ombra e ogni delusione.

DIRE tanto per dire per lasciare scritto, perchè "a parlare e sul parlare" ne sò così tanto e mal articolato che anche quando parlo di legge o di Dio o di Me qualcosa si perde e sfugge.

oggi è così domani spero sia meglio o comunque vada come vada io non mi arrendo ne mi piego.

sabato 9 febbraio 2008

per le tre belle ore



Ho girato quasi a vuoto per un pomeriggio, cercando cosa scrivere ora.
La mia attuale situazione mi pone limiti e piccole disperazione, che sò, che tra poco
applicandomi anche solo a questa bottiglia nell'oceano, troveranno giusta e vera sistemazione.

Due ora a parlare del passato con una vecchia amicizia, senza pesantezza e senza nulla da chiedere.
Un gruppo di "pischelli" che mi incita a seguirli nella notte, visto che per loro sono un coetaneo, una casa paterna che non solo mi accoglie dopo stupide guerre ed inutili battaglie, ma anche (oddio lo dice pure quello juventino traditore di uolter) tanto vorticoso giramento di palle e necessità di staccare solo per pochi giorni, per leccarmi le ferite e ricominciare a rialzarmi per la ennesima volta.

Di nuovo basta, dovvesi prenderci il via.

oggi inizio e vediamo quanto mi dura


Inizio ora alle 11e 20 di Sabato.

Inizio subito lasciando traccia dell'esigenza di dire qualcosa, e se poi qualcuno legge e commenta sono profondamente convinto che mi aiuterà anche a trovare il bandolo della matassa che attualmente mi impedisce i movimenti e anche alcuni pensieri.

Per stamattina basta, mi costa stà cosa e mi costa ora.