lunedì 15 settembre 2008


Il tempo che è trascorso dall’ultimo mio scritto ad oggi, è passato in uno stato di sospensione, strano.
C’è un disturbo di fondo come un rumore sordo, costante e fastidioso, ma nel frattempo lo svolgimento della vita normale và e và pure bene.
I contatti con “gli altri” che altro non sono, se non le persone con cui per motivi diversi vivo, sono gli stessi da sempre e in questi non solo ci vivo, ma ci sguazzo come un pesce di stagno nell’acqua salmastra e torbida, con la solita assoluta possibilità di trovare lo sbocco che dallo stagno arriva al ruscello dal ruscello porta al fiume e da questo al mare, che è il mio di posto,dove dovrei nuotare.
Tanta acqua , quindi spazio e così tanti pesci come persone nel mondo con cui condividere due bracciate o tutta una vita.
Un lavoro nuovo, intanto, fatto in strada, come ambulante venditore di scarpe e scarpe da donna principalmente; orari, ritmi ,tempi diversi, la quantità di pesci oops, persone che ti nuotano vicino con diverse forme e figure, oltre ai posti, le strade per arrivarci, lo spostamento del sole da posto a posto, questo già basta a riempire una bella fetta di vita e ad assottigliare quel rumorino del ca…, che persiste e che a volte assorda, anche se riesco a parlare e ascoltare quello che intorno come acqua mi affoga nel quotidiano.
Certo, per uno come me, (ma poi chi sarò mai?)potrebbe risultare se non riduttivo almeno un poco
estraniante, alienante rispetto a quanto avrei voluto a quanto sono naturalmente portato, ma, ma,
è proprio anche per questo che ogni volta ogni nuova cosa mi affascina ed innamora.
Serve a crescere a conoscere a capire, mm' minchia ss' serve.
Oltre alla metafora dell’acqua, le persone, quali che siano e dove e perché sono, ci sono e lasciarsele lontane non approfittare della loro “pratica” nel senso di praticarle, è un’offesa alla convivenza sia come esseri umani che come semplici creaturine di questo pianeta.
A volte le scoperte, o le delusioni, e anche quelle piccole vittorie o affermazioni di se che capitano nello svolgimento del lavoro sono un pozzo da cui attingere.
Scopri desolanti modalità di comunicazione, la cosa in assoluto più disperante è la ripetizione di concetti nemmeno elementari, ma così lampanti e banali che il solo renderli in parola mi dà il voltastomaco e tuttavia tutto il giorno ne sono immerso come in salamoia, le espressioni facciali, a volte pochi attori di fama possono riuscire a” recitare” tali espressioni, così di parte e false, o imbarazzate o furbe.
Scopri il bisogno di comunicare stati d’animo e situazioni private che mai si direbbero, ma che per quella fugace e breve anche se ripetuta frequentazione, una volta a settimana tu sei lì e loro tornano come onde nel mare, e tra la spuma scopri malumori, desideri, piccoli sogni, arroganze e mediamente un uso enormemente voluminoso di parole ripetute e ripetitive e stereotipate.
Scopri belle facce, piedi mostruosi, gran bei culi, occhi profondi come laghi e voci come canti di sirene, trovi appoggiate nel banco del vicino mercanzie di cui non sai nemmeno che si potessero commerciare e grandi cuori disposti solo per buon vicinato a gesti eroici, così come miseri egoismi e orribili invidie senza senso.
Trovi come regali divini facce, a cui ancora dopo mesi non puoi associare un nome, che tutte le volte che entri nel loro campo visivo ti lasciano negli occhi una visione di serenità o un sorriso o almeno un semplice ammiccamento per qualcosa e nel fondo di un solo sguardo non riesci a leggere niente di pericoloso meschino o falso, magari non è proprio così ma Dio sà come somiglia alla sincerità.
Anche il linguaggio tra ambulanti e clienti, così vago e traballante, così formale o confidenziale fino a sfiorare l’intimità o un qualche rapporto più profondo, sentirsi apostrofare con un: “Amore mio, ma poi che dico a mio marito?” o “Tesoro se ti piacciono e ti stanno bene al piede lo sconto te lo faccio e anche grosso”.
Ma che scherziamo, noo, è così che le cose vanno e vanno bene, così bene che il cazzo di rumore di fondo resta di fondo e lo prendi come un naturale calo della vista a cui basta un paio di occhiali per risolvere il problema.

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